Come mai mezzo governo Draghi si interessa all’etichetta a semaforo? Si tratta di un argomento che fino ad ora in Italia ha interessato gli addetti ai lavori, un numero ristretto di persone che gravitano intorno all’industria alimentare, le lobby, qualche agenzia di pubblicità e poco altro. Il Fatto Alimentare è l’organo di stampa che ha sostenuto da anni e con una certa convinzione il progetto insieme a pochissimi altri (Altroconsumo, Great Italian food trade). Nonostante ciò, il 15 febbraio 2022 alle ore 10,30, si terrà presso la Sala delle Conferenze Internazionali della Farnesina la presentazione dello schema di etichettatura nutrizionale Nutrinform Battery, proposto dall’Italia come alternativa al sistema a semaforo Nutri-Score.
La novità è che interverranno all’evento organizzato dalla Farnesina in collaborazione con Federalimentare, rappresentanti della diplomazia, della politica, delle istituzioni, del settore industriale e del mondo accademico. Parteciperanno infatti il ministro degli Affari esteri e della cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il segretario generale della Farnesina, l’ambasciatore Ettore Francesco Sequi, e il presidente di Federalimentare, Ivan Vacondio oltre al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che interverrà da remoto. Chiuderà l’evento il Sottosegretario di Stato Vincenzo Amendola. Si tratta di un parterre eccezionale, che abitualmente si incontra solo nelle grandi occasioni, schierato all’unanimità contro l’etichetta a semaforo Nutri-Score che in Europa è ormai adottata da sette nazioni. In Francia viene usata volontariamente da 600 aziende alimentari, oltre ad avere ricevuto il benestare di 42 società scientifiche e di mille nutrizionisti e medici. A livello internazionale il semaforo è stato giudicato positivamente dall’Oms e dallo Iarc, e probabilmente sarà adottata ufficialmente dall’Ue entro la fine dell’anno. Nonostante questo numero elevato di pareri positivi l’Italia dice no.
Eppure il nostro Paese si è distinto in questi due anni di Covid per avere seguito il parere degli scienziati riuniti nel Comitato tecnico scientifico e, pochi giorni fa, per avere bocciato le tesi favorevoli all’agricoltura biodinamica un po’ fantasiose e prive di argomentazioni scientifiche. Come mai adesso rifiuta un modello di etichettatura universalmente riconosciuta da nutrizionisti e scienziati come utile per i consumatori? Il nostro Paese non solo rifiuta l’etichetta a semaforo, ma propone in alternativa il Nutrinform Battery, un modello così complesso e difficile da comprendere persino dagli addetti ai lavori. Basta dire che nel piccolo spazio di un’etichetta si concentrano ben 14 riferimenti numerici. La difficoltà di decodificare il Nutrinform Battery, introdotto ufficialmente in Italia poco più di un anno fa, è uno dei motivi per cui finora viene usato solo da una grande azienda alimentare. Un altro elemento di criticità del modello è la quantità di zuccheri presi come riferimento che corrisponde a quasi il doppio rispetto a quella raccomandata dall’Oms.
L’altro aspetto curioso è che buona parte delle persone invitate all’incontro romano, propone il Nutrinform Battery in alternativa al Nutri-Score atteggiandosi a paladina della Dieta mediterranea. La Dieta mediterranea vuol dire fare moto, mangiare ogni giorno cereali integrali, legumi, verdura, frutta e olio d’oliva, con moderazione i formaggi, preferire pesce e pollo, consumare raramente carne rossa e lavorata, e con molta parsimonia i dolci). L’etichetta a semaforo Nutri-Score indirizza i consumatori proprio verso questi alimenti assegnando loro il semaforo verde (vedi la piramide alimentare nella grafica in alto). Perché allora i politici e i ministri che hanno aderito all’incontro di oggi sono contrari? Forse confondono la Dieta mediterranea con i prodotti tipici del Made in Italy, che invece vengono penalizzati dal semaforo con un colore arancione o rosso. Stiamo parlando di prosciutto, salumi, formaggi stagionati, dolci e altre eccellenze della nostra filiera alimentare. Nessuno vuole remare contro il Made in Italy, ma “cibo tradizionale” non necessariamente coincide con “qualità nutrizionale”. Un analogo ragionamento vale per i prodotti a Denominazione di origine protetta. Si tratta di marchi che garantiscono l’origine in una determinata area geografica, e l’adozione di un disciplinare di produzione non una “qualità nutrizionale”. Forse però la proposta del Nutrinform battery non è un grossolano errore, ma una scelta precisa per non penalizzare le aziende alimentari italiane.
Chi è realmente favorevole alla Dieta mediterranea, non può essere contrario a un’etichetta a semaforo, un sistema che cerca di indirizzare i cittadini verso scelte alimentari corrette facilitando il confronto fra prodotti simili. Proprio per questo motivo il Nutri-Score ha buone probabilità di essere adottato a Bruxelles. Raggiungere lo stesso scopo con il Nutrinform Battery è molto più difficile e non ci vuole molto a capirlo.